Corso di tiro con l'arco
TECNICA DI BASE
Lezione 1 - : arciere fai-da-te? Ai ai ai ai
Succede
così spesso: mi entra in palestra e si guarda in giro con un po' di timore
e di apprensione, l'attenzione è catturata dai cinque o sei ragazzi sulla
linea di tiro e dallo schiocco secco degli impatti delle frecce sui
bersagli. Si guarda in giro, memorizzando gli altri indaffarati a montare
gli archi ed il gruppetto immerso in arcane discussioni. Sono troppo
esperto per non accorgermi subito di lui; ne colgo la decisione mista
all'ansia fin dal primo sguardo. Gli do mezzo minuto: il tempo di
archiviare tanti nuovi input registrati dal cervello e di decidere se gli
conviene restare oppure…. darsela a gambe.«Salve!
Vieni pure avanti» - gli dico poi.«Ho saputo che
qui tirate con l'arco, anch'io ne ho uno e mi alleno in giardino; volevo
qualche informazione..... »
Gli spiego
che io sono uno degli istruttori, che la nostra è una Società Sportiva
affiliata al CONI-FITARCO, che siamo una trentina provenienti da tutto il
circondario di Darfo, che tesserarsi con la nostra Società è, naturalmente,
la cosa migliore che può fare. Gli elenco anche i motivi per farlo e,
credetemi, sono molti e tutti validi.«Ho in
macchina l'arco, se vuole vederlo...... è molto bello! »Mi ritorna dopo due
minuti, con la sua brava scatola di cartone sotto il braccio ed il
mucchietto di frecce, sparigliate, nel pugno. Mentre apriamo la scatola mi
dice che ha preso tutto da un rivenditore non specializzato. Gli spiego che
l'arco è come una moglie: la devi prendere giusta per le tue esigenze fra
le mille donne disponibili; purtroppo a lui hanno affibbiato una moglie
sbagliata.
La scelta
dell'arco è determinata da queste condizioni:
-cosa si
aspetta l'arciere da questo sport
-il
rapporto di misura braccio-avambraccio
-l'allungo
delle sue braccia
-la sua
altezza
Da cui
derivano:
-arco in
legno o in alluminio o compound
-lunghezza
dell'arco in pollici
-potenza in
libbre
Il modo in
cui un neofita concepisce il tiro con l'arco mi aiuta ad indirizzarlo nella
scelta tra un arco di legno oppure un arco di alluminio. Non consiglio mai
di iniziare con un compound, benché con questo tipo di attrezzo si faccia
meno fatica, perché non favorisce l'apprendimento della tecnica di base con
le sue implicazioni mentali; questo può essere il secondo arco, ma MAI il
primo. Come primo arco può andare bene anche uno dei dieci archi-scuola in
dotazione alla nostra Compagnia: ne abbiamo di tutti i libbraggi,
è gratis e mi permette di sviluppare le potenzialità dell'allievo nei primi
tre-quattro mesi di esperienza. Passato questo periodo e deciso il tipo di
arco, misuro l'allungo delle braccia e stabilisco lunghezza e potenza
dell'attrezzo, anche in funzione di un possibile sviluppo fisico
dell'arciere. Se i “sacri testi” mi indicano per un giovanissimo una
lunghezza di – mettiamo - 64 pollici, gli consiglio un arco da 66, che può
sfruttare per qualche anno di più e risulterà più commerciabile quando
vorrà fare il salto di qualità. La potenza varia in base alla assiduità
dimostrata nel seguire il corso d'istruzione: ai più agguerriti suggerisco
un arco più potente, che dopo poche ore di confidenza riusciranno a
dominare tranquillamente. Ma per chi inizia, sempre un arco da 20-24 libbre
al massimo! Per chi ha un rapporto di misura braccio-avambraccio
sfavorevole, consiglio il compound. Compilo personalmente una scheda con i
parametri dell’arco adatto, che l'interessato consegnerà al negoziante
specializzato presso il quale effettuerà l'acquisto.
Ed il
nostro amico fai-da-te di cui abbiamo raccontato all'inizio? Ha sostituito
il suo arco sbagliato con uno corretto senza rimetterci troppo e col nostro
aiuto si avvia a diventare un vero e proprio "ATLETA", sulla
lunga e ingannevole rotta che porta la freccia al centro perfetto del
bersaglio. O comunque molto vicino. Del come, ne parleremo nelle lezioni
successive!
| Lezione:
1 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
Lezione 2
chi insegna a chi?
Fin dalla
prima lezione sento la necessità di instaurare un rapporto di estrema
chiarezza col principiante, in modo da definire i ruoli di entrambi:«
Salve, io sono uno degli istruttori Federali di questa Società e vorrei
farti due domande; la prima è: perché vuoi tirare con l’arco? E la seconda
è: cosa ti aspetti da questo sport? » Le risposte partono dalla gamma di
più basso profilo ( mi obbliga mio padre, ma la cosa non mi interessa
molto) alle medie (sono curioso di provare, poi vediamo come va) a quelle
che fanno ben sperare (l’ho sempre desiderato, voglio diventare un
campione).
Queste
affermazioni indicano il suo livello di motivazione e determinano la
quantità di sforzi che la Società dedicherà al neo-arciere. La nostra esperienza,
maturata dall’anno di fondazione 1987, ci ha insegnato che investire ore e
ore di addestramento su chi non ha voglia di ricambiare l’impegno, è una
perdita di tempo per entrambi, quindi ad ognuno la sua giusta dose, ma
sempre pronti a cambiare tattica in caso di una maturazione del
principiante. Nella nostra palestra un cartello dice: “Rammentiamo che
questa è una Società Sportiva, il cui scopo è di preparare arcieri per i
massimi livelli agonistici. Richiediamo agli stessi un impegno che deve essere
almeno pari agli sforzi sostenuti dalla Compagnia per aiutarli a
raggiungere tale obiettivo.”
Ora tocca a
me definire il mio ruolo, usando la frase:« OK, io sono disposto ad
insegnarti, ma tu sei disposto ad imparare? »In uno sport individuale qual’è il tiro con l’arco, il rapporto
arciere-istruttore si deve basare sulla fiducia incondizionata reciproca.
E’ basilare che l’arciere capisca che l’istruttore darà tutto se stesso per
fargli conseguire il massimo risultato possibile, e l’istruttore si sentirà
professionalmente realizzato al raggiungimento del risultato prefissato. La
strada da percorrere sarà lunga e piena di ostacoli, ci saranno piccole
gioie e grandi delusioni, momenti di smarrimento e di euforia, ma l’arciere
che avrà dimostrato la sua piena disponibilità avrà sempre il tecnico
pronto ad aiutarlo. Nella fase di formazione richiedo che le mie
indicazioni siano eseguite al meglio delle capacità dell’atleta. Sono
convinto che è inutile correre avanti se non si sono consolidate le basi
del tiro, perché si corre il rischio, magari nell’affrontare una gara
importante, di andare nel pallone. In questi casi ci si aggrapperà alla
tecnica di tiro che, se solida, ci terrà a galla. Spesso richiamo ad
esempio un vecchio film: Karate Kid, dove
l’anziano istruttore diceva all’allievo « impara a camminare prima di voler
volare » e gli faceva passare la cera sulla macchina o pitturare la
palizzata, trasmettendogli con questi movimenti l’essenza dell’arte
marziale. Non sono però disponibile ad insegnare tutti i trucchi del tiro
con l’arco a chi vuol fare di testa sua o si crede già arrivato, ma a
questi non ho mai rifiutato l’appoggio nel momento che mi veniva richiesto.
Vale sempre
la’affermazione: « io sono disposto ad
insegnarti, ma tu sei disposto ad imparare? »
| Lezione:
2 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
Lezione 3
Sicurezza!
Il Codice
Penale, art.585 –2°comma-n.2, classifica arco e frecce come "strumenti
atti ad offendere dei quali è vietato il porto senza giustificato
motivo" ed è proprio l'aggettivo "giustificato" che decide
quando l'arco è un'arma e quando invece è uno strumento sportivo.
I nostri
iscritti che detengono o trasportano l'arco da casa e sul campo di tiro
hanno per l'occasione un giusto motivo: devono allenarsi con uno strumento
indispensabile per lo svolgimento della pratica agonistica; sul loro
tesserino, rilasciata dal CONI-FITARCO, è appositamente trascritta una
dichiarazione legittimatrice in tal senso. Ma
come potrà giustificarsi una persona qualsiasi sorpresa in un bosco a
vagare con l’arco in mano?
Questo è
uno dei buoni motivi per tesserarsi con una Società e, credetemi, ce ne
sono ancora molti altri e tutti validi; ma ritorneremo spesso su questo.
Il discorso
fin qui fatto si ricollega ad un argomento più ampio che è di fondamentale
importanza nell'istruzione iniziale che faccio ai neofiti: la sicurezza.
Già dalla prima lezione insisto con forza sul fattore sicurezza: il nostro
sport è ufficialmente riconosciuto come quello in assoluto meno soggetto ad
infortuni, e tutti noi vogliamo che resti tale. Quindi occhio a come se
armeggia con l'arco quando si è sulla linea di tiro, mai tendere una
freccia verso l'alto, mai correre con le frecce in mano, prestare
attenzione alle stesse se si sono piantate nel terreno e soprattutto
controllare che non ci sia il solito curioso alle spalle quando si
estraggono dal bersaglio. Ma il massimo dell'attenzione bisogna rivolgerlo
al di là della linea di tiro. Nella mia lunga esperienza di tiratore ne ho
viste di tutti i colori:
-una
freccia che colpisce un sostegno del cavalletto che regge il bersaglio e
schizza via in qualunque direzione;
-un'altra
scoccata per errore sopra la rete parafrecce, che
si pianta a 130 metri dall'arciere;
-un curioso
che va a vedere "che bel centro hai fatto" proprio mentre è in
corso una volèè;
-un altro
sprovveduto che scavalca le transenne, strappa il nastro di delimitazione
dell'area di tiro e attraversa tutto il campo, con il motivo che «io di là
devo andare! »;
-o quello
che molla il pittbul per i suoi bisognini;
-eccetera,
eccetera, eccetera
Un vecchio
detto popolare inglese ammonisce:
....un'oncia
di attenzione vale una libbra di cure....
E gli
inglesi sono saggi in queste cose; proprio loro sono stati i primi grandi
autori dello sviluppo delle basi fondamentali del tiro con l'arco moderno.
A loro si
deve l'invenzione del Long-Bow, letteralmente
"arco lungo",che ha permesso a questo
popolo di dominare ai tempi del feudalesimo. Robin Hood usava uno di questi
archi, e il romanzo tratto delle sue imprese è conosciuto in tutto il mondo;
le sue doti naturali erano sicuramente centuplicate dall'uso del Long-Bow e da una tecnica di tiro perfettamente affinata.
Alla base
di ogni buon tiratore c'è, sempre, una tecnica perfetta.
E di questa
tecnica ne parleremo la prossima lezione!
| Lezione:
3 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
Lezione 4
Nudo, olimpico o illimitato?
Prima di
muovere i primi passi nel fantastico mondo della preparazione psicologica e
fisica alla ricerca della perfezione in una tecnica di tiro che assicuri
all'arciere il massimo risultato, sono obbligato a ritornare sull'argomento
della puntata precedente: la sicurezza.
Dopo aver
letto la lezione sulle norme di sicurezza, mi hanno ricordato che un altro
dei buoni motivi per tesserarsi è quello che gli associati sono coperti da
una speciale assicurazione per i rischi di infortunio o danni!
E' un altro
dei vantaggi offerti a chi è iscritto ad una Società della FITARCO.
Per la
FITARCO, l'unica Federazione italiana per il tiro con l'arco affiliata al
Comitato Olimpico Internazionale, esistono tre stili di tiro, che
contraddistinguono ciascuno un arco diverso:
-arco nudo
-arco
olimpico
-compound
Per arco
nudo si intende un attrezzo che non offra alcun tipo di aiuto al tiratore
per quanto riguarda la mira, la stabilizzazione, lo scocco. Saranno più
inclini a questa specialità gli amanti della caccia e chi vuole potersi
esprimere senza vincoli meccanici.
Per arco
olimpico si intende un attrezzo che consenta al tiratore di usare sistemi
con un riferimento alla mira, stabilizzazione e determinazione di allungo.
E' la
specialità adatta a tutti.
Per
compound si intende un attrezzo che può montare illimitati congegni che
possano essere di aiuto alla mira, stabilizzazione etc. etc. Possono tirare
con quest'arco particolari conformazioni fisiche e arcieri con il pallino
della perfezione assoluta.
Il
consiglio che do sempre ai nuovi arrivati è questo: imparate prima lo stile
olimpico, che poi ne riparliamo. La perfetta padronanza dell’olimpico rende
l'arciere in condizione di eseguire la tecnica di tiro classica, che
servirà come base di partenza per passare poi eventualmente ad uno degli
altri.
Comunque io
dissuado i miei allievi dall'abbandonare subito lo stile libero, per
diversi motivi.
L'arco
nudo, ad esempio, è una specialità in lento declino e non è praticata alle
Olimpiadi; le moderne tecniche di mira senza riferimenti meccanici ne hanno
snaturato il principio, rendendolo quasi un doppione dell’olimpico. Anche
il compound non è attualmente presente alle Olimpiadi; inoltre il costo
dell'attrezzatura è notevole e i risultati minimi da ottenere per
giustificarne l'utilizzo sono piuttosto alti; solo una anomala struttura
fisica del braccio della corda può imporre questa scelta: quando cioè
l'avambraccio è del 30% più corto del braccio e l'arciere è obbligato a
portare la corda, in trazione completa, ben oltre la mezzeria del viso.
Tornando
alla tecnica di tiro, io insegno per lo stile libero una sequenza classica
con aggancio di tipo "mediterraneo".
I momenti
sono sette, e precisamente:
1)
POSIZIONE diritta del corpo con i piedi allineati col centro del bersaglio
2)
ROTAZIONE della testa verso il bersaglio
3)
ELEVAZIONE dell'arco, già armato, verso il bersaglio
4) TRAZIONE
della corda fino alla mezzeria del viso
5)
ANCORAGGIO e TRASMISSIONE DEL CARICO sulle scapole
6) MIRA e
SGANCIO della corda
7)
FOLLOW-THROUGHT mentale
Per ogni freccia
occorre ripetere questo rituale, senza mai cambiare nulla nello svolgimento
delle azioni. La cosa è talmente semplice che può sembrare ovvia: se io
scocco le mie frecce nello stesso sistema, queste andranno a piantarsi
nello stesso identico punto, cioè una dentro l'altra.
Pura
utopia!
In realtà
il rito di scoccare una freccia è notevolmente influenzato da una variabile
indipendente dalla nostra volontà: la nostra stessa mente. Se ti distrai un
attimo, se hai problemi sul lavoro, o in famiglia, se ti concentri troppo
su di un punto della tecnica con l'intento di migliorarti, in pratica: SE
PENSI, le tue frecce voleranno a casaccio.
Molti
arcieri riescono a "vuotare la mente" utilizzando una specifica
educazione mentale.
Ma come
arrivare a questo ve lo spiegherò tra qualche lezione!
| Lezione:
4 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
Lezione 5
i magnifici 7
La lezione scorsa
avevamo accennato alla tecnica di tiro, con riferimento specifico allo
stile olimpico, come base per imparare a tirare con l'arco.
Avevamo
elencato sette punti nei quali potevamo suddividere un'azione completa, e
precisamente:
1)
POSIZIONE diritta del corpo con i piedi allineati col centro del bersaglio
2)
ROTAZIONE della testa verso il bersaglio
3)
ELEVAZIONE dell'arco, già armato, verso il bersaglio
4) TRAZIONE
della corda fino alla mezzeria del viso
5)
ANCORAGGIO e TRASMISSIONE DEL CARICO sulle scapole
6) MIRA e
SGANCIO della corda
7)
FOLLOW-THROUGHT mentale
Ora ve li
spiegherò dettagliatamente, sperando di essere chiaro.
1)
POSIZIONE: ci si pone a cavallo della linea di tiro, avendo di fianco (a
12/15 metri) il bersaglio. Le punte dei piedi toccano una linea immaginaria
che arriva al centro dello stesso L'arco è impugnato di solito con la mano
sinistra, trattenuto ad essa da un laccio. La freccia è già stata incoccata
sulla corda e la mano destra tiene questa con la punta di 3 dita, nella
sequenza: indice - freccia - medio - anulare. Le altre dita non servono a
niente e per evitare che diano fastidio all'azione si ripiegano all’interno
del palmo della mano. Siamo perfettamente sull'attenti, con la testa
diritta. Concentriamoci su quanto stiamo per fare.
2)
ROTAZIONE della testa, e solo di quella, fin quando si arriva a vedere
nitidamente il bersaglio, e qui ci si blocca. Fare alcuni respiri profondi
con la parte bassa dei polmoni per rilassarsi meglio.
3)
ELEVAZIONE dell'arco, avendo cura di non muovere il resto del corpo.Inquadrare il mirino sul centro,controllando
se l'arco è tenuto perpendicolare. Controllare che le spalle non si siano elevate.Aprire la mano sinistra e rilassarla;
l'attrezzo non cade perché è sempre trattenuto dal laccio.
4) TRAZIONE
della corda fino alla mezzeria del viso, a contatto del centro del mento e
della punta del naso. E' la corda che va verso la testa, non viceversa! Si
continua a tenere il mirino nel centro. Controllare che la spalla dell’arco
sia spinta verso il terreno.
5)
ANCORAGGIO sul viso con dito indice sotto il mento, seguendone la curvatura
col resto del dorso della mano tenuta diritta e rilassata. Chiudere le
scapole fra loro e scaricare su esse tutto il peso della trazione.Controllare se l'arco è ancora perpendicolare.Controllare che il gomito della corda
sia basso.
6) MIRA e
SGANCIO della corda semplicemente allargando la punta delle tre dita che la
trattengono. Se le scapole sono state chiuse bene, la mano della corda
scatterà indietro tra collo e spalla. L'arco tenterà di seguire la freccia
verso il centro, ma siccome è trattenuto dal laccio, ruoterà verso il basso
facendo perno sul polso. La freccia è arrivata a bersaglio e se abbiamo
lavorato bene si sarà piantata nel 10. Non c’interessa sbirciare il punteggio
realizzato, tanto quel che è fatto è fatto, preoccupiamoci invece del:
7)
FOLLOW-THROUGHT mentale.E' l'ultimo dei magnifici
7, è il più importante, è il sempre attuato dai campioni. Si resta fermi,
con l'arco ancora verso il bersaglio e la mano della corda sulla spalla.
Dobbiamo recuperare il pensiero, che avevamo allontanato sin dalla fase di
elevazione perché non interferisse con il rituale, e analizzare come
abbiamo tirato. Se siamo sicuri che tutto è andato bene, anche il punteggio
sarà buono; ma se qualcosa non ha funzionato è il momento di fare
autocritica ed impegnarsi per la prossima freccia ad eliminare l'errore.
Non cerchiamo di dare la colpa all'attrezzatura, perché chi fa i punti non
è l'arco, ma il tiratore! Ora si può ripartire con un'altra freccia.
A volte
capita che un principiante partecipi alle prime lezioni, impari i sette
momenti e poi non si faccia più vedere, credendo magari di essere già
diventato un vero arciere. Pia illusione!
Il tiro con
l'arco è uno sport molto divertente, ma ci si diverte di più quando si fa
centro; per fare più centri occorre allenamento ma soprattutto essere
costantemente seguiti da un istruttore esperto. Questo è uno fra i migliori
motivi perciò io consiglio di provare a tirare con l'arco iscrivendovi
presso una Società che vanti istruttori veramente preparati. Perché oltre
ai 7 momenti sarà insegnato l'uso del clicker e
del Berger, il tuning, come personalizzare lo
stile e individuare gli errori commessi.
Ma tutto
questo lo vedremo in un’altra lezione!
| Lezione:
5 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
Lezione 6
Ma quanto mi costi?!
Se come
primo arco poteva andare bene anche uno dei dieci archi-scuola di legno in
dotazione alla nostra Compagnia, passati i primi sei/sette mesi di
esperienza il nostro mini-arciere sente già il prurito di possedere un attrezzo
tutto suo, che dovrà essere, ovviamente, più bello di quelli che vede in
mano ai suoi compagni più anziani. Solitamente comincia con un
corteggiamento del tipo:
« Cosa ve
ne pare di questa marca? Andrebbe bene per me?... » oppure,
« Tu non
pensi che forse sarebbe ora che io comperassi... » e così via.
E’ solo
l’istruttore che decide quando l'allievo è maturo per procedere
all'acquisto dell'attrezzatura personale, e perché sia veramente pronto
dev’essere convincente sul fatto che:
1) E'
innamorato di questo sport
2) E'
costante negli allenamenti
3) E'
adatto a praticarlo
4) E'
studioso, se frequenta la scuola.
Se difetta
anche solo in uno di questi elementi, può mettersi il cuore in pace, perché
non avrà un parere favorevole: troppi archi riposano nelle soffitte,
residui di passioni fugaci, di capricci mondani, di scimmiottamenti vari.
Ma per chi dimostra di impegnarsi veramente su questi quattro fronti
nessuna esitazione: è incoraggiato immediatamente a fare il gran passo, e
aiutato nella scelta del corredo che gli occorre.
Per un
tiratore che ha ambizioni da agonista io consiglio il meglio, rapportato al
fisico e alla disponibilità economica, tenendo presente che anche nel
nostro sport "chi più spende meno spende".
- Parte
centrale dell'arco in alluminio, colorazione economica
- Flettenti
in fibra, o in carbonio per i più agguerriti
- Mirino di
marca medio-alta
- Berger
migliore esistente
- Clicker più economico
- Appoggiafreccia metallico medio
- 6 frecce
in alluminio tipo X7
- Faretra a
tubo la più economica
- Parabraccio corto in plastica economico
- Proteggidita in vulkolan con
appoggio (rimovibile) per il mento
- Reggiarco a due asole
- Sousette
-
Squadretta economica
Non
spaventi questa lista così lunga; è il minimo che serve per praticare il
nostro sport e nonostante parecchi elementi siano fatti di materiali
tecnologicamente avanzati, il costo totale è relativamente contenuto. Si
noti che i particolari che non servono a fare "punti" sono classificati
economici, mentre altri devono essere al top.
Presso un
rivenditore specializzato potrete trovare tutto il kit necessario ad un
prezzo abbordabile. Provate a confrontare quanto costa il tiro con l'arco
rispetto allo sci, o al tennis, o alla bicicletta.
Tenete però
presente che qui siamo al massimo livello agonistico, che tutto può essere
rivenduto con buon recupero del capitale, che non c'è bisogno di pagare
altri servizi - tipo piste o campo di gioco - al di fuori della modica
quota di tesseramento alla Società, ed avrete un arco che vi durerà una
vita. Col passar del tempo e al raggiungimento dei primi risultati arriverà
il momento che l'arciere sentirà il bisogno di introdurre un sistema di
stabilizzazione per ottenere un'uscita delle frecce dall'arco senza che
queste siano influenzate dalle normali vibrazioni e torsioni sviluppate
dall'attrezzo a causa della corda in chiusura. Qui la scelta sarà legata
unicamente alla disponibilità economica, che farà preferire l'alluminio, o
il carbonio, o quanto di meglio offre il mercato. Si tratta di aste, pesi e
ammortizzatori montati sotto l'impugnatura e/o sul flettente superiore. Non
esistono testi che indichino quale tipo e che conformazione di
stabilizzazione sia la migliore, occorre basarsi sull'esperienza
dell'istruttore e poi procedere per tentativi di messa a punto. Esistono
invece molti testi che aiutano l’arciere a scegliere la freccia più giusta,
e questo passo è tra i più importanti della sua “carriera”.
Ma questo
ve lo spiegherò la prossima lezione!
| Lezione:
6 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
Lezione 7
La freccia giusta
Per
scegliere la freccia che risulti più appropriata al vostro arco occorre trovare
la misura giusta di asta fra le svariate disponibili sul mercato.
La misura
dell’asta è dipendente dalla lunghezza della freccia e dalla potenza del
vostro arco.
Incoccate
una freccia qualsiasi notevolmente lunga ed andate in ancoraggio.
Fate segnare
dall’allenatore un punto sulla freccia, corrispondente al limite più
esterno della finestra del riser, più (per i
principianti) altri 5 mm.
La distanza
tra l’incavo della cocca e questo contrassegno corrisponde alla vostra
lunghezza della freccia (misura di taglio dell’asta definitiva, punta
esclusa, in pollici).
La reale
potenza dell’arco la potete calcolare empiricamente, tenendo conto che il libbraggio AMO (misurato all’allungo di 28” ) è sempre
indicato sul flettente inferiore del vostro arco; a questo aggiungete o
togliete:
Lunghezza
freccia diversa da 28” (sommate o levate 2 libbre ogni pollice di
differenza)
Arco basse
prestazioni / vecchio = levate 4 libbre
Ora, per
aiutarvi a scegliere l’asta, il vostro allenatore possiede una speciale
tabella: è la Easton TARGET per il tiro targa,
una tabella compilata in base ad esperienze pratiche sui campi di tiro.
Dopo aver
determinato coi metodi già descritti la lunghezza della freccia e la
potenza, ricercate su questa tabella la colonna relativa a: arco ricurvo/sgancio
manuale. Scendete in basso nella colonna fino ad incontrare la casella in
cui rientra il libbraggio teorico del vostro
arco; se il vostro libbraggio coincide con il
limite superiore scendete ulteriormente di un’altra casella.
Fate la
stessa ricerca nella riga indicante la vostra lunghezza freccia. Se siete
già scesi di una casella per il libbraggio, non
spostatevi di una colonna per la freccia!
Nel
riquadro di intersezione tra riga e colonna sono indicati diversi tipi e
misure di freccia suddivisi in zone.
Tralasciando
le aste al carbonio e le XX78, operate una selezione fra tutte quelle in
alluminio X7 contenute nel riquadro usando questi criteri:
a)
scegliete le più rigide [codice (A)], e fra esse
b) quella più
comunemente usata [in neretto]
Per la
punta sceglietene una con rapporto di equilibrio al 9%.
La cocca va
scelta in base al tipo di corda e al suo numero di fili.
Per le
alette scegliete una lunghezza media e piuttosto voluminose.
E’
possibile che i test di volo di questa freccia non diano risultati
soddisfacenti; in base agli stessi sarà però possibile individuare un altro
tipo di asta da testare, anche fuori dal riquadro derivato.
Ricordiamoci
che stiamo valutando una freccia non definitiva che deve solo volare
discretamente e ci serve per la prima messa a punto dell’attrezzatura.
L'importante
è che questa attrezzatura concorra poi a limitare al massimo il fenomeno
fisico detto "paradosso dell'arciere".
Di questo e
della messa a punto ne parleremo alla prossima lezione.
| Lezione:
7 | Argomento: Corso di tiro |Inserito da: Franco Brescia
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